L’artrosi è una malattia caratterizzata da lenta e progressiva degenerazione della cartilagine articolare. Se la cartilagine si consuma, il movimento di un osso rispetto all’altro avviene con attrito, e questo provoca dolore.
A livello delle articolazioni della mano, alcune di esse sono colpite in maniera preponderante: dopo le articolazioni della base del pollice, la seconda localizzazione per frequenza e l’articolazione distale delle dita (articolazione interfalangea distale).
Chi colpisce
L’artrosi della mano progredisce con l’avanzare dell’età del paziente. Segni radiografici tipici dell’artrosi delle mani (non per forza sintomatica) possono riscontrarsi nell’8O% della popolazione oltre i 65 anni di età; se riscontrata al di sotto dei 45 anni, la frequenza di comparsa è uguale nel sesso maschile e femminile, mentre oltre i 5O anni risultano maggiormente colpite le donne, iniziando spesso nel periodo intorno alla menopausa. Comunque predilige persone che fanno particolari lavori nei quali vi è una importante sollecitazione della punta delle dita, e una ripetitività del gesto: sarte, giardinieri, operai, addetti alle pulizie, parrucchiere, ecc. Può avere anche un’origine post-traumatica o post-infettiva. E’ nota una importante familiarità.
Sintomi
I sintomi principali sono il dolore, la deformazione articolare, la rigidità e la perdita di forza dovuta al dolore stesso; essi compaiono gradualmente e sono all’inizio di solito lievi e non correlabili ai segni radiografici, caratterizzati dalla riduzione dello spazio articolare e dalla formazione di osteofiti o appuntimenti ossei. Solo il 10% della popolazione presenta sintomi di intensità tale da richiedere l’intervento del medico.
L’artrosi erosiva (variante infiammatoria acuta dell’osteoartrosi primaria) colpisce di solito le donne in menopausa, pur potendo iniziare anche nella 3° e 4° decade. L’esordio può essere anche molto doloroso a livello di una singola articolazione. Essa determina una rapida e massiva distruzione della cartilagine articolare e dell’osso provocando, nell’arco di alcuni anni, marcate deformazioni delle dita, con deviazione assiale dell’ultima falange. Quando la patologia limita la funzione globale della mano è indicato il trattamento chirurgico, che consiste nell’artrodesi o “fusione” delle articolazioni colpite in posizione funzionale.
I noduli di Heberden si presentano come rigonfiamenti dolorosi situati sul dorso delle articolazioni interfalangee distali delle dita. Sono caratteristici dell’artrosi della mano e di solito il loro sviluppo è graduale e scarsamente doloroso, colpendo un dito per volta. Con il passare del tempo tutte le dita possono presentare queste deformità che conferiscono alla mano un aspetto “nodoso”. Dopo alcuni mesi in cui possono presentare le caratteristiche dell’infiammazione (arrossamento, tumefazione, dolore vivo), tali manifestazioni possono ridursi progressivamente e lasciare una deformità poco e scarsamente dolorosa.
La cisti mucoide è una piccola neoformazione molle o teso-elastica associata all’artrosi delle articolazioni interfalangee distali delle dita. Si presenta sul dorso del dito, vicino all’articolazione, alla quale è collegata da un peduncolo che ne garantisce il rifornimento di liquido sinoviale. Questa cisti è sempre associata ad un osteofita dorsale. La cute che le ricopre può diventare molto sottile e fragile, e a volte può rompersi per un urto accidentale, mettendo a rischio di infezione l’articolazione sottostante. Se si posizionano in corrispondenza della matrice ungueale, la loro presenza può provocare una alterazione dell’unghia stessa che crescerà deformata (distrofia ungueale). In questo caso è indicata l’asportazione della cisti e del suo peduncolo.
Trattamento
Il trattamento, inizialmente conservativo, oltre al risparmio funzionale e alla somministrazione di antinfiammatori, può comprendere cicli di fisioterapia con lo scopo di somministrare calore (bagni di paraffina, termoterapia locale) ultrasuoni o ionoforesi, la confezione di tutori di posizione da portare soprattutto durante le fasi acute dell’infiammazione e di notte e l’assunzione di integratori con funzione condroprotettrice.
Il trattamento chirurgico viene di solito preso in considerazione al fallimento delle cure conservative, quando il dolore impedisca le normali attività o sia presente anche a riposo.
Il trattamento chirurgico dell’artrosi deformante (o erosiva) consiste nella fusione dell’articolazione (artrodesi), che si esegue con piccola vite dopo aver rimosso la cartilagine ancora presente e gli osteofiti e aver riposizionato le falangi in corretto atteggiamento reciproco.
Il paziente può scegliere se far immobilizzare l’articolazione in completa estensione o in leggera flessione, a seconda delle esigenze. Dopo tale intervento il dito viene tenuto immobilizzato con stecca per alcune settimane.